Siamo nella commemorazione di tutti i defunti, e la Parola di Dio, dalla S. Messa ai salmi della liturgia delle ore, ripete in ogni modo possibile una cosa: vita eterna! Resurrezione! L’invito dunque è quello di ricordare i nostri cari defunti, e prenderci il tempo per pensare alla morte, e alla nostra morte, con questa speranza che è già certezza: siamo nati per la vita!

Ma guardiamo al Vangelo della prima Messa di oggi, Gv 6,37-40, sottolineando alcuni passaggi.

io non lo caccerò fuori: queste parole esprimono la coscienza che la comunità cristiana del tempo ha della propria appartenenza a Gesù per volontà del Padre: la comunità sta sperimentando il rapporto con la persona di Gesù come PERMANENTE E SICURO.

SOFFERMIAMOCI DUNQUE SU QUESTO SENTIMENTO DI APPARTENENZA, DI SICUREZZA E STABILITA’.

nell’ultimo giorno: questa prescisazione temporale si ripete quasi con insistenza. Eppure Gesù sembra non riferirsi al significato che Marta dà all’ultimo giorno (11,24), interpretandolo come fine dei tempi, secondo la concezione dell’epoca. Bensì imprime un altro significato che ci viene chiarito da un altro brano: Gv7,37-39:

Nell’ultimo giorno, il grande giorno della festa, Gesù levatosi in piedi esclamò ad alta voce: «Chi ha sete venga a me e beva chi crede in me; come dice la Scrittura: fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno». Questo egli disse riferendosi allo Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui: infatti non c’era ancora lo Spirito, perché Gesù non era stato ancora glorificato.

L’ultimo giorno è il più solenne delle feste, poichè GESU’ INVITA COLUI CHE CREDE A BERE L’ACQUA CHE SGORGA DAL SUO INTIMO. Questo è un invito che riguarda il nostro “ora”, e il nostro “domani”: bere all’acqua viva del rapporto personale con Gesù Cristo, grazie al dono dello Spirito Santo, che ci colma del suo amore e ci fa esclamare nell’intimo: abbà, Padre!

RIMANIAMO DUNQUE NEL SILENZIO E NEL RACCOGLIMENTO, LASCIANDO CHE LUI DISSETI LA NOSTRA INTERIORITA’ CON IL DONO DEL SUO AMORE.

la volontà: la volontà di Dio è la vita. Questo brano del Vangelo è inserito nel discorso di Gesù pane di vita di Gv. 6, in cui Egli si presenta come Colui che ci dona la vita e ci donerà la vita che non muore. Come? Grazie alla FEDE in lui, a un rapporto esistenziale di fiducia e amore con la sua persona. Grazie inoltre alla partecipazione alla vita sacramentale che la Chiesa ci offre, ovvero mangiando del suo corpo e rimanendo così in comunione con Lui: IL PANE CHE IO DARò è LA MIA CARNE. CHI MANGIA QUESTO PANE AVRà LA VITA ETERNA. La volontà di Dio è dunque la vita. Possiamo avere diverse idee della sua volontà a seconda dell’immagine di Dio che ci siamo fatti dentro. Ma qui abbiamo l’immagine vera: Dio è un Dio che dona la vita e non se la prende più indietro, anzi, la rigenera continuamente. Per questo, fin d’ora, ogni esperienza quotidiana di “morte” viene da Lui riscattata in una opportunità di crescita, di cambiamento, di rinnovo, di maggiore intimità con la sua persona. E così sarà anche nella morte fisica: una morte che apre ad una vita di unione con Lui, di resurrezione. Nulla viene perduto, ma tutto concorre per condurci a questa vita di unione e comunione, che è già esperienza di eternità.

LASCIAMO DUNQUE CHE DIO CI RICOLMI FIN D’ORA DELLA SUA VITA. LASCIAMO CHE SOFFI IL SUO ALITO VITALE IN OGNI STANZA CHIUSA DEL NOSTRO CUORE, IN OGNI PENSIERO O SENTIMENTO ORMAI ARRESO O SPENTO O AMARO.

AFFIDIAMO AL DIO DELLA VITA IL RICORDO DI OGNI NOSTRO CARO DEFUNTO, CONSEGNANDO OGNI TRISTEZZA, E ASSAPORANDO UN’UNIONE NUOVA CON I NOSTRI DEFUNTI: L’UNIONE DELL’AFFETTO, DELLO SPIRITO, DELLA COMUNIONE TRA CIELO E TERRA.

suor Marta del Verbo di Dio (Suore Carmelitane di Firenze)

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