Semplici pastori si affrettano per andare a vedere un evento che apparentemente non aveva nulla di straordinario. La nascita di un bambino fa parte del naturale ciclo della vita e che questo si avvenuto in una stalla non era di certo un fatto miracoloso per dei pastori abituati a vivere tra i pascoli e le stalle.
Ma nelle parole dell’angelo che era apparso ai pastori c’è l’annuncio di una grande gioia (“Ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore” Lc 2,10-11) ed è proprio il desiderio di una gioia vera che muove il passo dei pastori nella pagina evangelica del primo dell’anno (Lc 2,16-21).
Per indicare il movimento dei pastori nel testo greco troviamo il verbo speudò che viene tradotto solitamente con l’espressione “senza indugio”. Il significato del greco indica anche un affrettarsi o un desiderare sinceramente.
Ecco il punto. I pastori si incamminano perché mossi da un desiderio solleticato dalle parole dell’angelo. Questo è l’avvenimento che fa stupire i pastori e si fa custodire nel cuore di Maria. La risposta alle attese di senso, il compimento della storia del popolo di Israele e l’adempimento delle profezie muovono i passi e riempiono i cuori.
Vale la pena di mettersi in cammino per ciò che risponde al desiderio profondo del nostro cuore. Chi si ferma è perduto.

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