Lo Spirito della verità che Cristo ci dona è una presenza familiare che non ci fa sentire orfani (Gv 14, 15-21). È la presenza stessa del Padre e di Cristo in noi. C’è una specie di doppio legame. Cristo è nel Padre, noi siamo in Cristo e quindi nel seno del Padre. A sua volta Cristo è in noi e così il suo Spirito.
Vi è un intreccio incredibile, una vera e propria fusione e compenetrazione di una persona nell’altra come solo l’amore riesce a fare. Uniti in una cosa sola ma distinti. In Cristo veniamo divinizzati perché partecipiamo dello stesso Spirito di Cristo che è nel Padre. Siamo familiari di Dio perché in noi scorre la sua stessa vita.
Questa è l’unica e vera conoscenza di Dio nella quale si vive appunto un’esperienza di familiarità.
Al mondo dei calcoli e delle misurazioni, invece, questa esperienza è preclusa. È come quando si chiede ad un innamorato di definire l’amore per la sua amata. Impossibile. Utilizzerà un sacco di metafore e similitudini, ma nessuna descrizione e nessun paragone riuscirà ad esaurire e a squadernare fino in fondo la relazione d’amore. Ancora più impossibile è concettualizzare in modo esaustivo l’esperienza di essere padri, madri e figli.
Semmai è possibile strumentalizzare certe esperienze profonde incasellandole in qualche pubblicità che prova ad individuare e indurre alcuni bisogni all’interno di esse.
É evidente la differenza. Amare ed essere figli, madri e padri non sono esperienze pienamente dimostrabili razionalmente, seppur riconosciute come assolutamente ragionevoli e parte ineludibile della vita umana.
Inoltre, quando Gesù parla di mondo non intende il Creato in sé, ma una mentalità che rimane vincolata alla sfera della materialità, e che oggi si definirebbe dello “spendibile tutto e subito”, del “faccio solo quel che mi va di fare” e del “meglio avere un piano B” per tornare sempre indietro da scelte mai definitive.
Lo Spirito di Cristo, che lo lega indissolubilmente al Padre, vive in noi e rimane in noi dentro un’esperienza ineffabile ma capace di vincere le suggestioni effimere del “mondo”. In lui vinciamo la superficialità del mondo e viviamo la meravigliosa avventura della vita spirituale, nascosta ai più.
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