Pensando al mese di maggio di un anno molto particolare, segnato dalla persistenza della pandemia da Covid-19, ma anche segnato dall’attesa di poter celebrare in Congregazione il XXIV Capitolo Generale, desideriamo richiamare l’attenzione sul fatto che, proprio il 13 maggio del 1905 (116 anni fa) la nostra Venerabile Madre Fondatrice, Maria degli Angeli apriva il I° Capitolo Generale dell’Istituto da lei fondato nel 1894. In quel tempo l’Istituto, sebbene piccolo era in buona salute per il fiorire di nuove vocazioni carmelitane e per l’apostolato fra le bambine povere e orfane, adolescenti operaie della Filanda di Cherasco e di scuole elementari.
La sua spiritualità carmelitana, contemplativa, eucaristica e attiva ha creato nel Carmelo, alla fine del XIX secolo, inizio XX, un’istituzione nuova, trasversale: un Carmelo non solo più claustrale ma di apostolato attivo e contemplativo secondo il comandamento di ‘amare Dio con tutto il cuore e il prossimo come noi stessi’: un apostolato, frutto della preghiera contemplativa, alimentato dal colloquio con Dio, dall’intima amicizia con Lui e dall’ ascolto della sua Parola.
La vita santa di Madre Maria degli Angeli, fino alla morte avvenuta nel 1949 è stata riscoperta circa 40 anni dopo, soprattutto con l’apertura del Processo informativo diocesano per la fama di santità, ma già il Cardinal Maurilio Fossati, Arcivescovo di Torino, aveva profetizzato la santità di Madre Maria degli Angeli; quando andò al monastero a benedire la sua salma disse: “Oggi è morta una Santa”. Infatti il Decreto pontificio del 16 giugno 2017 a firma di Papa Francesco, l’ha proclamata Venerabile per aver vissuto eroicamente tutte le virtù teologali, cardinali e virtù annesse. Ora attendiamo il miracolo attraverso la sua intercessione, perché la Chiesa possa proclamarla Beata. Il miracolo sarà la firma di Dio a conferma della dichiarazione della Chiesa che desidera riconoscere la santità della sua vita.
La santità… i Santi! Proprio di questi giorni (4 maggio) è stata pubblicata sull’Osservatore Romano (p.8), un’intervista di Nicola Gori al Cardinale Marcello Semeraro, nuovo Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, in occasione della canonizzazione di 7 Beati, annunciata da Papa Francesco nel Concistoro Ordinario, pubblico del 3 maggio.
Nell’intervista, fra le tante affermazioni belle che il Card. Prefetto esprime sulle motivazioni che ispirano le scelte e le procedure per la canonizzazione ne segnaliamo alcune che possono rallegrarci e indurci a farne esperienza nel nostro vissuto, nel cammino della santità nella Chiesa di oggi.
«Non sono i santi che hanno bisogno di noi, ma siamo noi che non possiamo fare a meno di loro» dice il Cardinale Semeraro. «I Santi sono i ‘numeri primi’, ciascuno esprime unicità, anche se i percorsi possono sembrare simili. Alla base, per tutti, c’è sempre l’esperienza dell’amore di Cristo, che infiamma il cuore e motiva scelte coraggiose» come quella intrapresa dalla nostra Ven.le Fondatrice Madre Maria degli Angeli. «Dio sa come illuminare costantemente la via per il suo popolo e di quali fiaccole servirsi».
L’intervistatore Nicola Gori fa notare al Cardinal Prefetto che fra i Santi vi sono sia fondatori che fondatrici di Congregazioni religiose. Qual è il ruolo dei consacrati?
Nell’Esortazione “Vita Consecrata” (del 1996) S. Giovanni Paolo II scriveva che un elemento costante nella storia della Chiesa è dato proprio dalla «schiera di fondatori e fondatrici, di santi e di sante che hanno scelto Cristo nella radicalità evangelica e nel servizio fraterno, specialmente dei poveri e abbandonati», e aggiungeva che «proprio in tale servizio emerge con particolare evidenza come la vita consacrata manifesti l’unitarietà del Comandamento dell’amore, nell’inscindibile connessione tra amore di Dio e amore del prossimo». Nello stesso documento la vita consacrata è mostrata come icona della Trasfigurazione, per le sue dimensioni sia “contemplative” sia “attive” (LG,44). Per il Vaticano II dunque, il ruolo principale dei consacrati è quello di ricordare all’umanità la bellezza del cielo e l’imprescindibile bisogno che tutti ne abbiamo.
E ancora una domanda molto interessante dell’intervista al Prefetto: A cosa serve proclamare i santi? «Serve alla terra, non al cielo… Proclamare santi aiuta a convincerci che questa vocazione c’è davvero, che il Vangelo funziona, che Gesù non delude, che della sua Parola ci possiamo fidare. Il nostro lavoro di discernimento nelle cause dei santi non si fa primariamente con la testa o con i sentimenti, ma con le ginocchia, cioè pregando e chiedendo lumi allo Spirito. I santi non hanno bisogno dei nostri riconoscimenti –tanto meno Dio!– ma quando li apprezziamo come tali, riconosciamo la presenza di Dio in mezzo a noi».
In fine Nicola Gori pone una domanda molto attuale: “La pandemia ha mostrato il coraggio di tanti medici, volontari e operatori sanitari, ma cosa fa la differenza nell’eroismo, perché possa essere segno di santità?”
Il prefetto risponde concludendo: «Dio è amore, ogni espressione di autentica carità ha le sue impronte digitali. Ma ci sono differenze. Mentre gli eroi di questo mondo mostrano ciò che l’uomo sa fare, il Santo mostra ciò che Dio sa fare. Canonizzando uno dei suoi figli o figlie, la Chiesa non esalta un’opera umana ma celebra Cristo vivo in lui. L’eroicità cristiana annuncia Dio ed espande sul mondo la sua grazia e benedizione, di cui non possiamo fare a meno».
Torino, 13 maggio 2021
Vicepostulazione Causa di beatificazione
di Madre Maria degli Angeli
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