“Le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori.” (Gv 10, 1-10). Nel testo greco il verbo ἐκβάλλω viene tradotto con condurre, ma letteralmente significherebbe mandare-spingere fuori.
Nella parabola del buon pastore le pecore, quindi, non solo vengono chiamate per nome, ma vengono anche spinte fuori dal recinto. E fuori dal recinto seguono solo la voce del vero pastore.
Il pastore non funge da scudo protettivo che culla le proprie pecorelle dentro al recinto e si assicura che non entri nessun predatore. Egli le spinge ad uscire, a stare nel mondo, fuori da ogni barriera protettiva. Ma seppur nel mondo hanno la possibilità di orientarsi ascoltando la voce del pastore.
Pensiamo a quante relazioni affettive soffocanti rischiano di tenerci ancorati a rigidi schemi sicuri e protettivi. Quanta paura nel lasciar uscire dal proprio alveo di controllo. Quanto desiderio di possesso e di dipendenza si rischia di vivere all’interno delle nostre famiglie seguendo l’istinto del voler costanti bene da vincolare l’altro a se stessi.
Eppure il Signore,che ama ciascuno personalmente in modo particolare e con una conoscenza intima profonda, ci spinge a uscire. Da noi stessi, dai nostri recinti affettivi e psicologici. Ci chiama alla vera vita, quella che si dona nella realtà senza legacci intimidatori. Ci lascia liberi con in mano la bussola della sua Parola.
Tuttavia non è sempre facile riconoscere la sua voce, riconosciamolo. Tanti ladri e briganti si camuffato molto bene da pastori. E una pecora distratta o troppo immersa nel tanto lavoro fuori dal recinto può davvero “scambiare Roma per toma”!
Qual è il criterio per riconoscere la voce del Pastore in mezzo alle tante voci del mondo?
Il Signore ce lo dice molto chiaramente: “Chi entra dalla porta, è pastore delle pecore” e Cristo è la porta stessa. Ciò vuol dire che è pastore, cioè voce di Dio, solo chi passa attraverso Cristo e il mistero della sua passione, morte e resurrezione. San Paolo direbbe “ricapitolare tutto in Cristo”. Si riconosce la voce del Pastore, quindi, se si riferisce tutto al mistero di Cristo, la sua vita. Ciò che segue il suo “modello” e legge la realtà alla luce della croce gloriosa di Cristo è una qualche trasparenza della voce di Dio. In parole povere, è voce di Dio ciò che mi desta a fare di Cristo il centro della mia vita e mi permette di leggere tutta la mia storia alla luce del suo amore che non ha esitato di morire in croce per me vincendo la mia stessa morte.

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