Nel capitolo quindicesimo del Vangelo di Luca si presentano le tre bellissime parabole della misericordia. Quello della pecora smarrita, della moneta perduta e del figlio prodigo.

In tutte e tre le parabole sorprende la grande gioia e la festa che si vuole fare per il ritrovamento di ciò che sembrava perduto.

E le 99 pecore lasciate nel deserto? Le altre monete possedute? Il figlio maggiore sempre presente nella casa del padre?

Quale significato può avere l’espressione usata da Gesù: “Vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione”?

Forse una delle indicazioni che ci vuole dare questa pericope é riflettere sulla considerazione che abbiamo di noi stessi. Solo chi si sente peccatore, chi comprende nel profondo di non potersi appoggiare sulle proprie forze e capacità e rileva le tante contraddizioni nella propria vita può sperimentare che Dio é misericordia. Questa è la vera grande gioia che si celebra nel paradiso, nella comunione dei Santi. Il Signore non vuole prima di tutto le tante nostre opere buone, ma desidera che noi riconosciamo il suo infinito amore misericordioso per noi creature. Egli desidera mostrarci che se smettiamo di confidare in noi stessi e riponiamo ogni fiducia in Lui accediamo alla vera felicità dei figli di Dio. Allora sì che varranno le nostre buone opere!

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