Nel Vangelo di Luca di questa domenica (Lc 13,22-30) il Signore Gesù risponde a chi gli chiede se è per pochi l’accesso alla salvezza con un monito da comprendere bene: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno» (Lc 13,24).
Nella parola greca il verbo “sforzatevi” (ἀγωνίζεσθε [agonízesthe]) richiama il combattimento nella sua forma agonistica, come a dire che la salvezza è sì per tutti ma non è raggiunta senza lotta. Bisogna comprendere allora di che lotta si tratta e di quali armi si può disporre. Il Signore ci dice che la porta stretta è il passaggio obbligatorio per godere della vita eterna e, si sa, per passare attraverso qualcosa di stretto occorre essere il più possibile liberi da tutto ciò che è superfluo, in più. Dunque sembra proprio che il modo migliore per vincere la battaglia consista in una spoliazione da tutto ciò che non c’entra o che è di ostacolo alla vita eterna. Occorre discernimento e acume spirituale per comprendere ciò che è utile e ciò che nuoce, ma ancor di più, quale atteggiamento occorre avere con cose e persone per camminare lungo la strada della Salvezza.
Da una parte abbiamo i tocchi di Dio nella nostra vita, che all’inizio possono sembrare incomprensibili o ingiusti poiché «ogni correzione non sembra causa di gioia» (Eb 12,11), invece nel tempo si scopre che nulla è a caso e che ogni proprio vissuto ha un significato preciso per la propria esistenza. Le cosiddette “prove della vita” non ci aiutano forse a spogliarci del nostro orgoglio, in primis, della nostra idea iniziale di poter condurre la vita dove e come vogliamo, o della nostra tendenza a lasciare che altri facciano scelte coraggiose standocene comodamente appollaiati sulle nostre false sicurezze e comodità? Gli scossoni, anche quelli più duri, in realtà se accolti con fede e con l’aiuto della preghiera e della fraternità umana ci aiutano a compiere scelte che altrimenti rimanderemmo o che, peggio ancora, eviteremmo di fare per non disturbare i nostri precari equilibri.
Dall’altra parte, infatti, c’è la nostra libertà con le nostre scelte o non scelte. Per entrare nella vita eterna bisogna volerlo, non accade semplicemente. La porta, anche se stretta, è aperta e attende il nostro assenso. Il mezzo migliore è Cristo stesso: via, verità e vita (Gv 14,6). La pagina evangelica di questa domenica si inserisce nel cammino di Gesù con i suoi discepoli verso Gerusalemme. È lui che traccia la via da seguire, perché è lui la Parola che salva e che dona vita. Il nostro è lo stesso cammino dei suoi discepoli che poco capivano di quello che vivevano, ma che avevano una grande fiducia in quel maestro così profondamente umano e così misteriosamente divino.
È vero, Lui verrà «a radunare tutte le genti e tutte le lingue» (Is 66,18b), chiama tutti, ma ci chiede una adesione libera. Non forza la nostra libertà, siamo noi che ci muoviamo e ci sforziamo quando comprendiamo che ne vale la pena. E ne vale effettivamente la pena!
Suor Maria Nicoletta del Cuore di Cristo
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