In occasione della testimonianza durante la Veglia di preghiera vocazionale vissuta a Rodengo sabato 26 settembre, Sorella Nicoleta, Sr. Alice e Sorella Alice hanno riletto la propria vocazione alla luce del vangelo di Domenica.

Sperando che possa farvi piacere, ecco il Vangelo seguito dalle testimonianze.

“In quel tempo, Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva». Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi.
Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa.
Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile. E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geènna. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue.”

La testimonainza di Sorella Nicoleta:

Mi sono fermata a riflettere sulla risposta che Gesù dà a Giovanni, perché ogni parola che Lui pronuncia descrive il suo cuore, un cuore pacificato e comprensivo, che vuole trasmettere ai Suoi discepoli il Suo modo di guardare il mondo e le persone. Giovanni ha diviso il mondo tra il gruppo dei Dodici e il resto, Gesù invece non divide, ma unifica lo sguardo, Lui vede l’altro come persona abitata da Dio, come fratello che prega il Padre, nel nome del Figlio, come “casa” che custodisce il Verbo, come “casa” che apre le finestre per far entrare dentro la brezza della felicità, il miracolo della felicità, che non è mai un miracolo che si fa o si accoglie in solitudine, ma nell’incontro. Così, chi non è contro la felicità, contro la pace, contro la comunione, è di Dio, appartiene a Lui.

E questo mi richiama a un’esperienza che è stata determinante nella mia vocazione. Un’estate, ero andata ad un grest per i bambini del mio paese, in Romania, organizzato dalle nostre suore e dal Movimento Ecclesiale Carmelitano. Ero andata per donare felicità ai bambini, per donare loro affetto, sorrisi, abbracci, nel nome di Gesù, del Suo amore. Durante i giorni trascorsi con loro, ho capito che loro donavano a me felicità, affetto, sorrisi e abbracci, nel nome dello stesso Gesù, in cui credevano con una fede grande, con tutto il loro cuore di bambini. Così, donare e ricevere felicità, nel Suo nome, è diventato un incontro bello che mi ha segnata. Guardando indietro, vedo che questa esperienza è stata come un piccolo passo che mi ha motivata per mettermi in cammino verso la Fonte stessa della felicità.

La ragione del mio cammino di oggi, come novizia, è la stessa – la ricerca di quella felicità che si trova in un incontro, tra ricevere e donare, nel Suo nome, però posso dire che più cammino verso di Lui, più la mia felicità diventa meno rumorosa, meno eclatante e più la ritrovo dentro, nascosta tra le pieghe del cuore, tra la gioia e la sofferenza, in quel mistero di passione, morte e risurrezione che il mio Sposo ha percorso prima di me.

 Ecco parte della testimoninaza di Suor Alice:

“Gesù dice di non scandalizzare i piccoli, questo è stato anche per me il fascino di attrazione alla vita religiosa. Ho incontrato una religiosa che ha dato la vita per servire coloro che avevano perso tutto durante la guerra di Jugoslavia (Suor Cornelia di Mediugorje). Sono entrata in convento credendo di poter vivere subito così. Mi sono però scontrata con difficoltà, con povertà spirituali e umane. Povertà che qualunque persona che incontriamo può avere, anche nella nostra stessa comunità e che è possibile aiutare concretamente e gratuitamente solo se si comprende che il primo povero amato gratuitamente (da tante persone e innanzitutto dal Signore) siamo proprio noi.”

Infine, la testimonianza da Sorella Alice:

“Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare”

Parole forti queste, pronunciate solo da chi ha un amore coraggioso, viscerale, geloso…come quello di una madre verso i figli. I “piccoli” sono l’oggetto di particolare attenzione di Dio. Piccoli perché fragili nella fede, poveri spiritualmente e moralmente. Riguardo alla mia storia con Dio e vedo che sono proprio le situazioni di maggiore piccolezza ad aver attirato il Suo Amore deciso e tangibile. Durante il periodo della mia adolescenza un lutto doloroso, improvviso, la morte di mio fratello, ha colpito la mia famiglia. Da quel momento nessuna esperienza riusciva a darmi gioia duratura, profonda … un po’ la morte era entrata anche in me. Papa Francesco dice oggi ai giovani di non andare in pensione … io lo ero. Non c’era musica di discoteca capace di risvegliarmi dentro. Ma Dio ha premura per i piccoli, per chi non sa che strada prendere, per chi non sa nemmeno se esiste una strada. Ecco allora la proposta da parte di un amico di famiglia di vivere un capodanno alternativo, in pellegrinaggio. Beh se la musica assordante della discoteca e lo sballo non aveva funzionato … così sono partita ma con la sensazione di essere fuori posto: “Fatico ad andare a Messa, figuriamoci sette giorni di preghiera”. Eppure non ho trovato preghiere vuote e ripetute…ho trovato persone felici. Ho incontrato una Chiesa giovane, con giovani e anziani giovani dentro, con la voglia di accogliere e sperare. Per la prima volta dopo tanto, o forse come mai, ero felice di esistere. Dio è vivo. Dio si è fatto vicino alla mia vita.

Il Vangelo che abbiamo ascoltato continua con le parole di Gesù. “Se la tua mano, il tuo piede, il tuo occhio ti è motivo di scandalo: taglialo, taglialo, gettalo via!”. Non so a voi, ma a un primo impatto queste parole mi fanno rabbrividire. Però se lo leggiamo bene troviamo anche: “è meglio per te entrare nella vita, … è meglio per te entrare nella vita, … è meglio per te entrare nel Regno di Dio”. Se Dio ci chiede dei tagli è solo per un di più, per un meglio. Medito, allora, con voi questa parola “Entrare nella vita” … che mi riporta a qualche anno fa. Volevo viere la settimana santa un po’ più in preghiera. Inaspettata e semplice arriva un’altra proposta, questa volta da una nostra suora, a vivere il Triduo nella comunità di Milano. Di solito il Venerdì Santo era un giorno che vivevo con tristezza. Insomma, Gesù è morto … occhi bassi e volto abbattuto. Eppure quel Venerdì Santo la Croce non era più segno di morte, la Croce era segno dell’amore forte, unico, personale di Gesù Cristo Vivo. “Alice per te io dono tutto, io dono la mia vita, dono la mia regalità, dono tutto me stesso”. Altro che tristezza, piuttosto uno scoppio di gioia intima e profonda. Sono “entrata nella vita” quando mi sono accorta che Gesù l’ha data per me gratuitamente. “Gesù mi ha amata e ha dato se stesso per me”. Forse capita anche a voi di percepire vita ogni volta che vi accorgete di essere amati e voluti bene per come siete. Allora di fronte a questa cascata d’amore hanno senso i tagli, ma solo come conseguenza dell’esperienza profonda e personale dell’amore di Dio.

Con voi, questa sera, dico grazie a Dio per essersi mostrato nella mia vita come è davvero: Amore. E con voi rinnovo la mia preghiera “Signore, dona a ciascuno di noi la grazia di fare esperienza di quanto ci ami, di quanto siamo preziosi ai tuoi occhi, e allora avremo la forza e la gioia di seguirti per la strada che Tu vorrai”.

Rendiamo grazie a Dio per la sua Parola di vita capace di guidare e trasformare le vite dei suoi figli

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