L’attività missionaria è la massima sfida per la Chiesa

L’8 agosto sono partita diretta in Romania per la mia prima esperienza missionaria. Sono stata in terra rumena 21 giorni, ma la percezione interiore è stata di un tempo molto più lungo. Sono arrivata nella piccola comunità delle suore a Darmanesti di Bacao in compagnia di SR Monica, SR Miriam e don Elpidio e ci ha accolti  proprio SR Fabiola, la suora che apriva la missione nel 2000. I primi giorni sono trascorsi conoscendo un po’ la realtà di questo villaggio, visitando le diverse famiglie che sono vicino alle suore, la casa di Luminiza, di Vasile, di Micaela, la chiesa ortodossa, un piccolo gioiello di iconografia con un pastore tanto accogliente, la casetta di nonna Rosa piccola quanto una stanza, eppur dignitosa, il mercato del giovedì vicino al centro….Qui ogni persona che passa per strada ti saluta con “lodato sia Gesù Cristo” e tu impari subito a rispondere: “ invec amin”, “sempre sia lodato”. Camminando sotto un sole caldo, lo sguardo si perde sul contesto rurale, fatto di casette da 1 o massimo due piani, con il tetto in lamiera e spazi per gli animali (galline, tacchini, papere). Accanto vedi passare sulla medesima strada le auto o carretti trainati da cavalli che portano fieno o legna, con sopra gli operai. Lo spettacolo naturalistico più curioso restano, tuttavia, le mucche che in fila indiana camminano imperterrite sul ciglio della strada, mentre ritornano dal pascolo, fermandosi solo quando hanno raggiunto l’uscio della casa della propria padrona!

Dopo questi primi giorni ci siamo diretti a Snagov, nella casa di spiritualità dei nostri padri carmelitani, distanti dalle suore circa 5 ore d’ auto. Qui c’ è un bellissimo santuario dedicato alla Vergine Maria del Monte Carmelo, che dona a chi entra uno splendido mosaico del Centro Aletti che raffigura Maria incoronata regina da Gesu’ Signore, e circondata dai santi carmelitani. Qui i padri ci hanno ospitato per oltre una settimana, condividendo con noi preghiera, mensa e fraternità. Dopo aver salutato SR Miriam e don Elpidio di ritorno in Italia, con SR Monica, padre Stefano e Marco, siamo stati accolti a Ciocanari, un villaggio non distante da Snagov, dove vivono alcune famiglie e giovani laici volontari dall’ Italia. Qui il progetto è nato raccogliendo il desiderio di unire le tre realtà del Carmelo, laici, padri e suore, per una missione comune. Attualmente le famiglie accolgono alcuni ragazzi adolescenti in affido, cercano di mantenersi con il lavoro agricolo e si occupano nel pomeriggio dei bambini del villaggio per il doposcuola. Sr Fabiola, poi, una volta al mese gira per le case, offrendo assistenza infermieristica ai malati e anziani. La sfida più grande che si tenta di fare e’ certamente la mediazione culturale tra il popolo romeno e quello zingaro, che convivono su uno stesso territorio, ma con conflitti e resistenze che si avvertono anche tra i bimbi. Qui a Ciocanari abbiamo conosciuto il gruppo di animatori rumeni e italiani, di età compresa tra i 16 e i 29 anni, che attraverso il MEC (Movimento Ecclesiale Carmelitano) per due settimane hanno vissuto insieme. Questa piccola missione li ha visti impegnati nella preparazione della “ Tabara”, una sorta di campo estivo organizzato tra giochi e laboratorio e rivolto a bambini della zona, di età compresa tra i 4 e i 14 anni. Condividere la giornata con questi animatori per me è stato prezioso, ho conosciuto tanti giovani che nella loro spensieratezza amano il Signore e vogliono donarsi agli altri, aiutando i più poveri. Per questo l’ uscita che insieme ci ha colpito di più è stata quella che ci ha spinto, divisi in gruppi, in forma di caccia al tesoro, a bussare alla porta di alcune famiglie di Ciocanari per incontrarli e conoscere un po’ la loro storia.

Alla fine di questa prima settimana scandita da preghiera, lavoro, condivisione e giochi insieme, ci siamo divisi in due gruppi, per dare inizio alla Tabara, una a Ciocanari e l’altra a Darmanesti, nella casa delle nostre suore. I bambini accorsi sono stati numerosissimi e ogni giorno aumentavano di più: più di 130 a Darmanesti. Quanta gioia ho visto nei loro volti, dopo aver atteso per un anno questo evento. Una bambina rumena che sapeva l’ italiano perché viveva a Roma con la sua famiglia, mi ha detto: “ questa è un’esperienza bellissima, qui ci si sente come a casa. Posso venire anche l’ anno prossimo?”.

Molte altre cose si potrebbero raccontare ma quello che vorrei consegnare è un senso di gratitudine per aver potuto toccare a piene mani quella gioia che nasce dal vivere a contatto con i piu’ poveri, gratuitamente, attingendo alla vita che nasce dal Vangelo. Puoi sentire Gesù, vederlo. Quando è stata ora di partire i piedi si sono fatti di piombo, il cuore era come se dovesse lasciare casa. Ora vive in me la speranza di poterci presto ritornare. Come scrive il papa nell’ Evangelii Gaudium: “ tutti siamo invitati ad accettare questa chiamata: uscire dalla propria comodità e avere il coraggio di raggiungere tutte le periferie che hanno bisogno della luce del Vangelo” (LG 1, 21).

Sr M. Fernanda

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