“Alzati, prendi il bambino e sua madre e fuggi” (cfr. Mt 2,13). Giuseppe è un uomo di azione. Non parla ma fa i fatti. Non discute sugli eventi della vita ma li attraversa e se ne prende carico. Non pone se stesso davanti a tutto e non perde tempo a disquisire sui se, i come e i perché rispetto a quello che vorrebbe lui. La sua priorità è la sua famiglia, le persone di cui era il custode. Un progetto che non nasceva dalle sue mire di autorealizzazione ma che aveva origine da Qualcun altro.
Il mondo ha bisogno di padri così, in grado di insegnare l’obbedienza alla realtà, alla vita per come si presenta. C’è bisogno urgente di padri che insegnino con i fatti e non con le parole, che svelino il valore altissimo del sacrificio per rendere sacro ciò a cui si dedica la vita. I figli hanno bisogno di padri che sappiano decidere per il bene degli altri e non solo per i propri interessi personali.
Gesù stesso, vero Dio e vero uomo, ha imparato a stare nella storia dell’umanità dalla fedeltà concreta, operativa e silenziosa di Giuseppe nella bottega di Nazaret.

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