Le letture di questa quinta domenica di quaresima ci pongono questo interrogativo, ma ci aiutano anche a trovare una risposta.
Nel vangelo di Giovanni (Gv 8,1-11), attorno alla donna adultera, troviamo un gruppo di “osservanti” scrupolosi della legge che non guardano a lei come persona ma solo al suo “flagrante peccato” e la vogliono sfruttare come mezzo per mettere alla prova il maestro di Nazareth.
Gesù si china a terra, insegna un atteggiamento riflessivo, mostra l’importanza di prendersi del tempo prima di rispondere, e richiama ad un atteggiamento empatico: come lei anche io ho una colpa, come lei ha tradito una relazione, così anch’io spesso tradisco nelle relazioni.
Il peccato contro la comunione è il più comune e, forse, quello che si camuffa maggiormente. Quante volte si tradisce l’altro privandolo di un ascolto sincero? Quante volte si ha fretta e non si dedica il tempo necessario a quella persona particolare…con cui si fatica? Quante volte si sbattono porte in faccia senza rendersene conto e quante volte si ferisce con un mancato “grazie”?
Chi di noi è senza queste mancanze scagli la pietra contro chi sbaglia nelle relazioni.
Tutti noi dovremmo girare i tacchi e svignarcela.
La vera giustizia è quella che ci dice il profeta Isaia: «Non ricordate più le cose passate, non pensate più alle cose antiche! Ecco, io faccio una cosa nuova:… Aprirò anche nel deserto una strada, immetterò fiumi nella steppa» (Is 43,16-21). Giustizia è sempre un nuovo inizio «per guadagnare Cristo ed essere trovato in lui, avendo come mia giustizia non quella derivante dalla Legge, ma quella che viene dalla fede in Cristo» (Fil 3,8-14).
Sr M. Nicoletta del Cuore di Cristo
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