Siamo all’ultima domenica dell’anno liturgico e veniamo accolti dall’abbraccio finale di Cristo Re (Mt 25,31-46). Di fronte a Lui, puro amore che si è donato per noi fino alla morte in croce, avviene una divisione inevitabile. Rimane solamente l’amore che si è donato, mentre il male resta fuori. Hanno veramente valore tutti quei gesti e quelle azioni che ci hanno fatto uscire dal nostro egoismo e ci hanno aperto agli altri. Ogni forma di accoglienza sincera, ogni cura e carezza donata, ogni sorriso e sguardo misericordioso liberante ed ogni grido ascoltato sono atti d’amore che hanno origine dal cuore trafitto di Cristo e a Lui ritornano arricchiti dalla nostra umanità.
È questo scambio continuo d’amore che ci chiede il Signore. Ciò avviene quando ci si riconosce figli amati e si riconosce che la propria vita ci è stata donata gratuitamente, senza alcun merito nostro.
Nella pagina di Vangelo nessuno sembra accorgersi di quello che ha fatto o non ha fatto: “Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito?”. Questo ci fa capire che il bene vero non lo si fa in modo volontaristico o, peggio ancora, per convenienza. Il vero bene nasce sempre e solo come puro atto d’amore ed è solo così che viviamo realmente da figli del Re.

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