Spesso capita di sottovalutare l’enorme valore delle nostre liturgie comunitarie come la celebrazione eucaristica o la liturgia delle ore. L’attenzione, infatti, cade sovente piĆ¹ sulle norme da seguire e le cose da fare che non sul mistero da celebrare. Si pensi ad esempio ai canti da eseguire, ai turni dei lettori, alle preghiere dei fedeli o alla processione offertoriale da preparare; ma anche all’omelia stessa o agli avvisi da dare alla comunitĆ  riunita. Tutti elementi importanti ma a volte motivo di inghippi organizzativi.
L’azione liturgica invece ha primariamente la meravigliosa funzione di permetterci di entrare nella vita stessa di Dio. Ci immette nel mistero che si celebra cosƬ che non si tratti di una preghiera “a Dio” ma “in Dio”.
Pregare, cioĆØ, diviene vivere e respirare Dio stesso, l’avvenimento della sua presenza. Nella preghiera liturgica la nostra vita si fonde in quella divina dentro ad uno squarcio sull’eternitĆ .
Nella liturgia si puĆ² gustare allora la cosiddetta “comunione dei santi” nel modo tangibile della celebrazione. E se ne esce trasformati. Non ti percepisci da solo ma parte di un popolo, di una famiglia nella fede riunita attorno e dentro lo stesso avvenimento di Dio.

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