Il dualismo tra anima e corpo che ha caratterizzato il pensiero occidentale ci ha portato spesso a considerare la dimensione spirituale in modo separato da quella corporea. Ma noi siamo un tutt’uno. Ciò che avviene nello spirito si riflette nel corpo e la materialità della carne influenza enormemente lo spirito. Una persona interiormente serena è bella, ha un volto radioso e due occhi pieni di luce; chi vive dei disagi interiori incupisce il volto e ne inasprisce i lineamenti. Allo stesso modo il corpo ci aiuta a stare bene con noi stessi quando è in salute ed è riposato e ci impedisce di ragionare a mente lucida quando è affaticato o ammalato.
Così vale anche per la comunicazione e la relazione. Un rapporto non può basarsi unicamente sull’incontro fisico e, al contempo, non è sufficiente la relazione digitale per comunicare appieno se stessi e incontrare l’altro nella sua interezza. La comunicazione non è solo verbale, si sa. In essa entrano in gioco tutti e cinque i sensi. E noi ne abbiamo un estremo bisogno. Carezze, strette di mano, abbracci, baci, pacchette sulla spalla, sospiri e odori sono la nostra umanità che dialoga in continuazione.
Forse, mai come in quest’ultimo anno abbiamo tutti un po’ di nausea verso gli incontri su zoom o meet. Abbiamo scoperto tutte le belle possibilità offerte dalle videochiamate…ma abbiamo bisogno della carne, della concretezza palpabile dei nostri rapporti umani. E, forse, questo è anche un tempo propizio per rivedere la nostra tentazione di affrettare e digitalizzare le comunicazioni per riscoprire invece il tempo “perso” speso a raggiungere fisicamente l’altro solo per parlarci a quattr’occhi, per asciugare le sue lacrime o stringerlo forte per rallegrarsi con lui.
Siamo umani e abbiamo bisogno di un’umanità incarnata nella concretezza. Non è un caso che Dio abbia scelto per noi la via dell’incarnazione…

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