Dov’è Dio? Come è possibile tanta sofferenza?”. Ci sono situazioni, infatti, che “ci fanno pensare di essere stati abbandonati da Dio”. E’ quello che dice il papa nell’udienza del mercoledì di questa settimana facendosi voce di tante persone che gridano il loro sordo dolore. Sono le domande di ognuno di noi di fronte alle continue ingiustizie, ai soprusi diventati costanti, parte di una quotidianità ferita nella sua normalità. Sono le domande di tutti quelli che rimangono inorriditi nell’ascoltare le giornaliere notizie lanciate in tv, ormai quasi con indifferenza e distacco.

No, noi non possiamo rimanere indifferenti, non possiamo e non vogliamo restare sordi al grido di tanta sofferenza e agli interrogativi rispondiamo con l’unica possibile risposta: la fedeltà di Dio. Proprio lì, dove il dolore abbonda, dove il non senso incombe, dove la violenza prevale sulla giustizia, proprio lì, dice ancora papa Francesco, “Dio si presenta con tutta la sua capacità di confortare e aprire il cuore degli afflitti alla speranza”. “Il Signore è fedele, non abbandona alla desolazione”, insiste il Papa, “Dio ama di un amore senza fine, che neppure il peccato può frenare, e grazie a Lui il cuore dell’uomo si riempie di gioia e di consolazione”. Si riempie del “perdono” di Dio che “converte e riconcilia”.

E noi abbiamo bisogno di consolazione, abbiamo bisogno di riconciliazione. Violenza, guerra, terrorismo, sopruso sono il vocabolario dell’uomo di oggi, un uomo frammentato, sempre in corsa per non restare in dietro e di corsa per fare le cose che gli riempiono il tempo e lo svuotano del suo vero significato. Tale vocabolario purtroppo si concretizza in fatti, gesti, politiche di esclusione, di sopraffazione, di negazione della verità.

A tali parole, a tali fatti noi vogliamo opporre l’unico fatto capace di trasformare il male in bene e che, come dice ancora il papa, “si realizza a Pasqua, nell’esperienza piena e definitiva dell’amore di Dio, amore misericordioso che dona gioia, pace e vita eterna”.

E noi dobbiamo entrare in questo “fatto”, dobbiamo crederci, dobbiamo fidarci della fedeltà di Dio e dobbiamo credere che è possibile. Ne sono testimonianza i santi, uomini e donne come noi, pieni di dubbi, ma forti nella fede, persone che hanno attraversato la notte del cuore, il dramma della missione, ma che hanno risposto con la vita che vale la pena aprire il cuore, condividere il dolore, il disagio, la fatica della vita, che vale la pena donare e persino morire.

Nella scia dei testimoni santi si iscrive a pieno titolo, Madre Teresa di Calcutta, che domenica 4 settembre 2016, in occasione del Giubileo degli operatori e dei volontari della misericordia, sarà fatta Santa! L’annuncio è stato dato da Papa Francesco nel concistoro del 14 marzo u.s.. La lieta notizia attenua, in parte, il dolore provato dalla intera comunità cristiana dopo il recente barbaro assassinio delle quattro giovani suore missionarie avvenuto nello Yemen, Come sappiamo, le giovani Martiri appartenevano proprio alla Congregazione delle missionarie della carità fondata nel 1950 da Madre Teresa con il compito istituzionale di aiutare i “più poveri dei poveri”. A questa “missione” Madre Teresa ha dedicato tutta la sua vita. Agli inizi, la congregazione era costituita da un gruppo di dodici ragazze, vere e proprie “apostoli” di madre Teresa; erano vestite con un sari di colore bianco a strisce celesti; il tessuto venne scelto dallo loro fondatrice perché, oltre a costare poco, aveva i colori rappresentativi della casta sociale più povera dell’India (la casta degli Intoccabili). Oggi la Congregazione delle Missionarie della Carità conta una Famiglia composta da oltre cinquemila religiosi, tra suore e frati missionari, presenti in ogni parte del mondo con oltre 600 case/istituti. Per il suo operato a favore delle classi più povere e per il suo impegno in difesa dei valori della vita umana e della dignità di ogni singola creatura, a Madre Teresa venne conferito nel 1979 il premio Nobel per la pace.

Non dimentichiamo: la guerra, il sopruso, la violenza, la lotta, la menzogna sono sempre ad aspettarci fuori dalla porta del nostra vita e talvolta sono già dilagate nel nostro cuore tanto da condizionare le nostre scelte e da farci soffrire nello spirito, così forti da renderci irriconoscibili a noi stessi fino a nuocere a chi ci sta intorno. Tutti abbiamo un enorme bisogno di pace e come Madre Teresa la possiamo trovare solo dimenticandoci e donando e andando alla fonte della pace che è l’amore gratuito di Dio nel suo Figlio Gesù.

“La consolazione del Signore – come afferma Francesco – è ‎vicina a chi sa attraversare la dolorosa notte del dubbio, aggrappandosi e ‎sperando nell’alba della misericordia di Dio, che tutta l’oscurità e l’ingiustizia ‎non potranno mai sconfiggere”. Anche papa Benedetto XVI ha recentemente ribadito che gli uomini “sanno di aver bisogno della misericordia di Dio e della sua delicatezza” E proprio “nella durezza del mondo tecnicizzato nel quale i sentimenti non contano più niente, aumenta l’attesa di un amore salvifico che venga donato gratuitamente”. E infine un altro apostolo della misericordia, San Giovanni Paolo II, ci ricorda che la misericordia è l’unica vera e ultima reazione efficace contro la potenza del male. Solo là dove c’è misericordia finisce la crudeltà, finiscono il male e la violenza”.

Questa è la nostra speranza, ciò diventa la nostra certezza.

Un omaggio a Madre Teresa e al suo apostolato con una preghiera da lei stessa composta il cui titolo, invito alla santità, sembra beneaugurante con l’approssimarsi della Santa Pasqua “L’uomo è irragionevole, illogico, egocentrico NON IMPORTA, AMALO. Se fai il bene ti attribuiranno secondi fini egoistici NON IMPORTA, FA’ IL BENE. Se realizzi i tuoi obiettivi troverai falsi amici e veri nemici NON IMPORTA, REALIZZALI. Il bene che fai verrà domani dimenticato: NON IMPORTA, FA’ IL BENE. L’onestà e la sincerità ti rendono vulnerabile NON IMPORTA, SII FRANCO E ONESTO. Quello che per anni hai costruito può essere distrutto in un attimo NON IMPORTA, COSTRUISCI. Se aiuti la gente, se ne risentirà NON IMPORTA, AIUTALA. Dà al mondo il meglio di te, e ti prenderanno a calci NON IMPORTA DA’ IL MEGLIO DI TE.

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